Lo statuto

Statuto


1) La nostra esperienza si basa sui brani della Scrittura di At 2,42-48 e At 4,32a.33, su Gv 17 e su 1 Cor 12,12-27.

‎2) L'esperienza che facciamo coniuga il carisma domenicano (=vita apostolica descritta nei brani degli Atti suddetti) con la spiritualità di comunione (Gv 17), promossa in particolare da Papa Giovanni Paolo II, all’inizio del millennio, nella Lettera apostolica Novo Millennio Ineunte (vedi soprattutto i nn. 42-48). Desidera inserirsi, pertanto, nel cammino della Chiesa.
Per questo motivo, nasce in casa domenicana, ma ha maggiore "apertura".
Si tratta, in definitiva, di una “attualizzazione” del carisma domenicano, di un nuovo modo di vivere oggi quello stesso carisma, sull’esempio dello stesso San Domenico, che si lasciava interrogare dalle necessità e dalla sete degli uomini del suo tempo.

3) Il modo di vivere l’amore e l’unità, cui il Signore ci chiama, è chiaramente espresso nella Sacra Scrittura. In particolare, la modalità di questo amore è espressa in Rm 12,9-18 e 1 Cor 13.
L’unità è dono di Dio, che Egli ci ha conquistato a caro prezzo (Gv 12,32). Siamo chiamati a seguire le sue orme e da Lui impariamo come eseguire il suo comando: “Amatevi come io vi ho amato” (Gv 13,35).

‎4) La nostra comunità pone al centro la condivisione della Parola, la frazione del Pane (Eucaristia), la formazione reciproca e la vita fraterna (condivisione di vita).

‎5) In particolare, questa nostra esperienza è un cammino di persone con vocazioni diverse che sentono fortemente la comune chiamata alla santità nella Chiesa. Perciò, vivono il "portate i pesi gli uni degli altri". Siamo diversi, ma in questa diversità scopriamo una ricchezza, e Cristo ci unisce facendoci fare un unico cammino insieme, alla pari, seppure nel rispetto delle diversità. Non si può fare unità se non nella consapevolezza e nel rispetto della diversità delle persone e delle vocazioni.
Anzi, siamo consapevoli che la forza di coesione della comunità sta nella valorizzazione dei doni di ogni membro. La comunità aiuta ognuno a fiorire in pienezza attraverso i propri talenti, che gli sono stati consegnati perché fossero a beneficio di tutta la Chiesa, e la valorizzazione dei doni di ognuno favorisce, alimenta e intensifica la coesione, l’unità, la comunione e la gioia comune, rendendoci sempre più immagine della Santissima Trinità. Infatti, alla fine della vita dovremo rendere conto non solo dei talenti personali, ma anche dei talenti dei nostri fratelli.

6) Nostra patrona è Santa Caterina da Siena, che sentiamo come madre e maestra: lei che amò profondamente la Chiesa e diede la vita per l’unità. Attorno alla Santa si radunò un gruppo di discepoli, chiamato “l’allegra brigata”: erano laici, religiosi, sacerdoti, popolani, gente colta, persone di ogni estrazione sociale, cultura, provenienza e spiritualità che condividevano la stessa passione della Santa per la Chiesa e l’unità. Divennero come una famiglia. Abbiamo assunto questo nome perché ci sentiamo partecipi e continuatori di quella stessa esperienza. Nutriamo amore particolare per la Beata Vergine Maria, custode dell’unità dei discepoli nel Cenacolo e Madre della Chiesa.

7) I nostri incontri prevedono tre momenti per noi fondamentali: preghiera, condivisione di vita, formazione. I nostri incontri periodici vogliono essere un momento di “paradiso”, un’ “esperienza trinitaria” in cui pregustiamo sin da ora la comunione dei beati.

8) Sorgente di comunione e di unità è il ricordo reciproco e quotidiano nella preghiera, tra i membri del gruppo. Durante ogni incontro ognuno riceverà il fratello o la sorella per cui pregherà in modo particolare fino all’incontro seguente.
Preghiera comune della Allegra brigata è il “rosario della beatitudine”, con il quale fissiamo il cuore in Gesù, insieme agli altri fratelli e sorelle della comunità, ripetendo la preghiera del cuore: “Gesù, nostra beatitudine!”. Questa preghiera ci unisce a Gesù e, quindi, tra noi, e ci rende un cuor solo e un’anima sola anche a distanza.

9) Per quanto riguarda la formazione, i membri cureranno in particolar modo lo studio e l’approfondimento della Parola di Dio, della spiritualità e della dottrina cateriniana, dei documenti della Chiesa e della spiritualità di comunione, insieme a tutto ciò che può aiutarli a crescere nella loro risposta alla chiamata battesimale alla santità e alla chiamata alla comunione e all’unità.

10) I membri accoglieranno ogni volta coloro che il Signore vorrà aggiungere alla comunità (cfr. At 2,48). Ogni membro è libero di invitare chi desidera, e dovrà rendere partecipi gli altri di chi ha invitato, nei giorni immediatamente precedenti l’incontro. I “nuovi” saranno accolti nella comunità con gradualità, per permettere una continuità di cammino ai membri effettivi e per evitare il pericolo di dispersione derivante da chi va e viene nel gruppo.
Nella pratica, chi arriva per la prima volta, partecipa solo ad alcuni momenti dell’incontro; la seconda volta, se l’aspirante manifesterà il desiderio e la volontà di inserirsi nel cammino della comunità, potrà unirsi agli altri partecipando a ogni momento dell’incontro.

11) Circa la correzione fraterna, impariamo dalla Scrittura come comportarci.
Scrive Paolo alla comunità di Corinto: "Vi esorto ad essere tutti unanimi nel parlare, perchè non vi siano divisioni tra voi, ma siate in perfetta unione di pensiero e di intenti" (1Cor 1,10). La comunione è fondamento della nostra nuova identità comune. Di fronte a divisioni della comunità o a incertezze di ordine morale, Paolo interviene con tutta la sua autorità, quella autorità che gli deriva dal mandato del Signore. La cosa più importante è, per lui, la comunione e il dovere di mantenerla con rapporti concreti.
Fratelli miei, sono anch’io convinto, per quel che vi riguarda, che voi pure siete pieni di bontà, colmi di ogni conoscenza e capaci di correggervi l’un l’altro. Rom 15:14
Fratelli, qualora uno venga sorpreso in qualche colpa, voi che avete lo Spirito correggetelo con dolcezza. E vigila su te stesso, per non cadere anche tu in tentazione. Portate i pesi gli uni degli altri, così adempirete la legge di Cristo. Gal 6:1-2
Se qualcuno non obbedisce a quanto diciamo per lettera, prendete nota di lui e interrompete i rapporti, perché si vergogni; non trattatelo però come un nemico, ma ammonitelo come un fratello. 2Tess 3:14-15
Non essere aspro nel riprendere un anziano, ma esortalo come fosse tuo padre; i più giovani come fratelli; le donne anziane come madri e le più giovani come sorelle, in tutta purezza. 1Tim 5:1-2
Dopo una o due ammonizioni stá lontano da chi è fazioso, ben sapendo che è gente ormai fuori strada e che continua a peccare condannandosi da se stessa. Tt 3:10-11
C’è un rimprovero che è fuori tempo, c’è chi tace ed è prudente. Quanto è meglio rimproverare che covare l’ira! Sir 20:1-2
La comunità si riserva di decidere insieme, nella preghiera, il comportamento da tenersi con chi, malauguratamente, fomentasse divisioni o discordie tra i membri della stessa.

12) Sono a pieno titolo membri della comunità tutti i sofferenti nel corpo o nello spirito che volessero offrire le proprie sofferenze e preghiere per la nostra esperienza e per l’unità nella Chiesa. Anzi, proprio essi, con la loro offerta, potranno sostenerci e ottenere dal Signore innumerevoli grazie per il gruppo, a beneficio dell’intero corpo mistico di Cristo.

13) I membri che desiderassero fare vita comune potranno farlo, un giorno, nella casa per laici che sarà a fianco del nuovo monastero.

14) I membri si faranno testimoni della resurrezione del Signore Gesù (cfr. At 4,33). A tale scopo, i membri si impegnano a portare avanti la propria formazione teologica personale con i mezzi a propria disposizione. Tuttavia, la testimonianza della “allegra brigata”, pur essendo supportata dall’approfondimento teologico, nasce sopratutto dall’esperienza del “fuoco” dell’amore di Dio. Disse infatti il Signore Gesù: “Vi riconosceranno da come vi amerete”. E Caterina affermò: “Se sarete quello che dovete essere, mettere fuoco in tutto il mondo”.
Siamo chiamati ad essere “luce”, secondo il comando del Signore ( Mt 5,16). Ma, per esserlo realmente, è necessaria una continua purificazione del cuore (Mt 6,1).
Dopo ogni incontro ritorniamo alle nostre diverse vite, dove siamo chiamati a testimoniare ciò che insieme abbiamo vissuto.

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